Categoria: Almanacco Illustrato del Motociclista

Bagagli e come fermarli

Almanacco Illustrato del Motociclista

di Kiddo & Ruggeri

Legare i bagagli

Una delle operazioni più impegnative e ardue che il Motociclista dovrà affrontare nel corso della sua formazione, che come già accennato svariate volte su queste pagine, può durare tutto il tempo passato in compagnia dell’amato ferro dai primi vagiti a due tempi e fumo azzurrognolo agli ultimi scoppi del Lanfranconi sfondato dalla ruggine; ma a noi ci tocca ripeterle perché siete degli zucconi, altrimenti col cavolo preferireste andare in moto anche d’estate con 45 gradi all’ombra dentro a tute che potrebbero essere usate per la cottura a vapore senza neanche accendere il forno e senza perdere tutti i preziosi micronutrienti come scorie di cadmio, ortensio e parti plastiche di carte di credito, oltre a diversi altri metalli pesanti. Dicevo una delle operazioni più importanti lo vedete mi fate perdere il filo del discorso e basta fare casino là in fondo; Marchi smetti di tirare le palline di carta bavosa con la cerbottana fatta con la Bic nella cesta di capelli della Forlai, tanto non ti caca

Una delle operazioni più impegnative grazie Viciani ti metto un più è sicuramente la sistemazione del bagaglio della moto. Ora lo so che dobbiamo sempre partire dalla storia, per capire come si è arrivati alla condizione attuale di borse scatolate di alluminio che fanno somigliare le moto a delle portacontainer piuttosto che a delle eleganti e filanti opere d’arte su due ruote. E non è solo perché ormai ci si è fatto l’occhio che si pensa che non siano poi così orribili, ma perché questo tipo di borse consentono una certa sicurezza nel fissaggio, che deve rimanere il primo obiettivo. La pericolosità nel perdere per strada un bauletto mal fissato per le strade di Budapest, che vi supererà sull’altra corsia senza neanche salutarvi, non sta soltanto nel non tornare a casa col bagaglio stesso, ma perché diventerà un ostacolo improvviso per chi vi segue.

Il bagaglio e la sua sistemazione su un oggetto che per definizione non dovrebbe vederne neanche uno è stato da sempre sinonimo di accidenti dei più varii. Ovvero ad ogni tentativo di corretto e scrupoloso fissaggio sono corrisposti decine di relativi fallimenti catastrofici. Non dovrete quindi meravigliarvi se ogni aneddoto potrà suonare come un caso reale di vita vissuta, perché ogni Motociclista avrà un’infinità di casistiche da narrare.

Si va dal più classico “ragno”, che abbiamo avuto già occasione di elogiare e che rimane un po’ il miglior amico del Motociclista, ma che va tenuto lontano dallo scarico perché non si sciolga, e non assicura che il peso eccessivo della borsa la faccia pendere e/o precipitare verso un lato. Stesso discorso per “bruci” o cordami vari come le più recenti high tech che consentono un fissaggio eccellente, ma che a volte sono talmente high tech che non si riesce a capire come diavolo funzionino, salvo stringere a morte la plastica del codino e perderla a pezzi sul Passo degli Acandoli, con relative bestemmie. Il problema maggiore con un bagaglio morbido da fissare sul portapacchi, se la moto ne ha uno e aiuta moltissimo il fissaggio, oppure nel caso senza speranza della sella della moto come una scrambler, rimane nel fatto che il materiale contenuto continua a spostarsi all’interno, rendendo praticamente superfluo lo stringere a morte la borsa. È definita dagli esperti la “sindrome della ciabatta che cammina da sola”.

Meglio cercare dei punti fissi della borsa e legare quelli a parti fisse della moto, senza dare alle cinghie la possibilità di scorrere. Fra queste, sono da evitare quelle a “cricchetto” per l’eccessivo ingombro della parte in metallo che potrebbero avere lo stesso effetto del grattugione dell’Ikea sull’alcantara della sella, mentre quello con la fibbietta di metallo a molletta sono ottime, ma è indispensabile fare un nodo subito dopo la fibbia altrimenti la cinghia perde motivazione e torna indietro.

Dopo aver trascorso buona parte del proprio transito terreno nel tentativo di legare una borsa sulla sella, il Motociclista si rassegnerà finalmente a farsi una moto seria, con le borse vere. Purtroppo il bauletto rimane un’abitudine tanto comoda quanto inaffrontabile esteticamente e dinamicamente (cfr “Il bauletto” AIDM Volume Primo ED Motoabbigliamento.it), e rimarrà un’abitudine dura a morire.

In verità, se le borse di metallo sono state, e forse lo sono ancora, il sinonimo stesso del bagaglio avventuroso, studiate in modo da non rompersi sfondandosi in caso di urto come quelle in plastica, dall’aspetto più solido, dalla serratura non integrata a prova di polvere e che non si blocca per un po’ di breccino volato dalle avventurose strade norvegesi come quelle delle elegantissime borse high tech “integrate” nella linea della moto e verniciate in tinta, tanto da chiedere aiuto a dei turisti finlandesi con lo stesso modello, uno dei quali si allontana dal gruppo armato di coltello tanto da farci temere per la nostra incolumità, salvo cacciarlo nella serratura della vostra borsa per liberare finalmente il bagaglio di vostra moglie, includente biancheria intima e un paio di zoccoletti in corda col tacco di legno di 5 kg cadauno.

Anche le borse di metallo, in caso di caduta, possono ammaccarsi o rompersi anche se i costruttori assicurano che sarà sufficiente qualche bottarella per metterle perfettamente in dima. A noi rimane il dubbio sulla effettiva riuscita dell’operazione, e probabilmente il miglior bagaglio di questo tipo rimane la borsa morbida laterale magari combinata ad appositi telai in ferro. Ma chiaramente ognuno avrà fatto tesoro della propria esperienza, e poiché siamo tutti dei gran zucconi, finché non ci abbiamo battuto il capo, continueremo nei nostri tentativi.

Motociclisti gente semplice

Almanacco Illustrato del Motociclista
di Kiddo & Ruggeri

La psicologia del motociclista

Si è ripetuto in diverse occasioni che il Motociclista è un essere semplice, che tende quasi esclusivamente a considerare realmente degne di attenzione cose quali il prossimo giro in moto, il prossimo itinerario, una bella giornata di sole per poter finalmente prendere la moto e spendere il tempo insieme a lei, come cura per tutti i mali che lo possano affliggere, le ansie, le frustrazioni, lo stress.
Quasi tutte le principali scuole di pensiero relative allo studio della psiche umana si sono scontrate nel corso degli anni per spiegare i comportamenti di questo curioso essere, così legato al proprio mezzo di locomozione, tanto da farne una sorta di religione, stile di vita, filosofia esistenziale.
Secondo la scuola freudiana, l’attaccamento del Motociclista sarebbe dovuto evidentemente all’ostentazione di un simbolo fallico che tiene fra le gambe, ma che ricorda più o meno volutamente, almeno nella sagoma intera vista dall’alto, le curve tipiche femminili. Si crea così una sorta di commistione fra due impulsi ancestrali (quello della scoperta del proprio organo sessuale da parte dell’infante, e il desiderio sessuale dell’individuo maturo) per i quali continua a provare attrazione. Ovviamente , come tutte le teorie freudiane, può essere ritenuta valida relativamente a un pubblico esclusivamente maschile nell’Austria-Ungheria imperiale di inizio ‘900, dove le moto neanche c’erano. Freud, sai una sega te dei Motociclisti. Calati meno coca, vienvia…
Una delle correnti psicologiche che più da vicino hanno interpretato la figura del Motociclista è senz’altro quella Comportamentista. Assimilando in tutto le reazioni dell’individuo che va in moto a quella di qualsiasi altro animale, come il cane di Pavlov che sbava quando sente la campanella, il Behaviorista ritiene che ad ogni stimolo positivo o negativo venga data una risposta adeguata che diviene automatica. Provo piacere dall’avvertire l’assenza di peso, dalla velocità, dal possedere un oggetto, penso che mi possa aiutare per trovare da riprodurmi (la proverbiale moto da figa) = vado in moto. Una teoria molto riduttiva che in effetti va un pochino stretta ad un comportamento come quello di scegliere fra tanti tipi di moto così diversi per fare cose altrettanto differenti.
E per questo si sono fatti avanti i ragazzi della Gestalt, che hanno da sempre teorizzato che il Motociclista diventa tale dal momento in cui l’individuo proietta la propria coscienza, il proprio immaginario, la sua autoimmagine idealizzandola. Esso crea l’universo attorno a sé e interpreta la realtà in modo del tutto soggettivo, ad esempio pensandosi come il figlio di puttana più veloce del Muraglione; questo fino a che non arriva un comportamentista di Dicomano con un CB500 che lo svernicia esterno perché è l’una e vuole il rinforzo positivo della piada di Giovanni del bar omonimo.
Attualmente, la teoria psicologica più applicata è sicuramente quella cognitivista. L’individuo diventa Motociclista perché il suo cervellino funziona come un calcolatore elettronico, un supercomputer nel quale si sovrappongono vari livelli di coscienza; innumerevoli input fatti di rinforzi positivi in seguito ad esperienze appaganti, negativi di esperienze frustranti come non riuscire a intraversare il motard nel pistino del Mugellino; desiderio di possesso di un oggetto che stimola attraverso forme, colori, proporzioni, armoniosità, dissonanze, suggestioni, la fantasia evocativa di un modello di comportamento, della possibilità di vivere un’esperienza, fare scoperte, suggerire immagine di sé o suggestionare gli altri individui.
La scelta o il desiderio profondo di prendersi una bombardona rallyzzata o un Night Train sarebbero il risultato di un miliardo di microcalcoli, di seghe mentali più o meno consapevoli, di desideri e progetti, immaginazione e pragmatismo, bisogno di sfogare l’innato senso di libertà o necessità di evadere dalla realtà.
In effetti, quando un soggetto può avere una così importante e sicura valvola di sfogo, tutte le ragioni, le correnti di pensiero, gli studi di questo mondo possono risultare superflui. Insomma, il motociclista è davvero un essere semplice e anche le applicazioni terapeutiche sono abbastanza scontate. Se gli basta quello, per essere felice, fatecelo andare, in moto!

Il legalizzatore

Almanacco Illustrato del Motociclista
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Il giustiziere social da quarantena

Non importa se avete messo una foto in cui avevate una giacca della Dainese fluorescente e guidate la vostra Dr Djebel visibilmente nuova sulle stradelle della Grecia insieme a una fidanzatina che ora è sposata con un altro da 25 anni, la foto è di carta, visibilmente sciupata e scolorita dal tempo.
Lui vi becca.
Non importa se avete condiviso un ricordo di 8 anni addietro con una moto che non avete più da un sacco di tempo.
Lui vi becca.
E non azzardatevi a mettere un video che accendete la moto in garage per vedere se ci gira ancora l’olio dentro.
Non oserete poi mettere uno screenshot di una traccia che avete fatto sul pc seduti al tavolo da cucina???!!!
E anche se siete un chirurgo di pronto soccorso che in questi giorni di emergenza sanitaria si spara turni ininterrotti di 15 ore che può fare almeno il tragitto casa-ospedale in moto, non vorrete mica poi mettere su FB una foto?!
Il giustiziere social sarà lì pronto a commentare che con il vostro comportamento irresponsabile compromettete la sicurezza nazionale! Anche se lui in casa si improvvisa in lavori di bricolage con utensili pericolosissimi coi quali non ha nessuna confidenza, anche se traffica tutto il tempo in cucina fra coltelli, fornelli e olio bollente.
Il giustiziere social è implacabile, non ha nessun senso dello humour né spirito di osservazione. Lui vede e infama.
Cosa fate adesso, pensate che magari fra qualche giorno, indossando mascherina, casco integrale, scafandro di amianto e usando solo le prime due marce potreste anche andare a cambiare le gomme lasciando la moto a dieci metri dal meccanico senza neanche salutarlo?
Assassini!
Il giustiziere vi becca!